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Mass Hypnosia-Review in HeavenofHeavyMetal.blogspot
Rating: 82/100; Autor: Matti
Mass Hypnosia - Toxiferous Cyanide (2016)
Per chi ha fretta:
Dopo il demo No Mercy for Victory (2015), i filippini Mass Hypnosia si confermano un gruppo interessante col loro secondo full-lenght Toxiferous Cyanide (2016). Le coordinate del gruppo sono cambiate molto poco rispetto al predecessore: quello del trio è sempre un thrash/death metal ignorante che guarda all’incarnazione anni ottanta del genere. Al tempo stesso non risulta un suono troppo trito, grazie al talento e all’energia dimostrate dai filippini: così, l’album incide quasi sempre bene, nonostante un suono ancora un po’ grezzo, un pelo di omogeneità e qualche pezzo meno riuscito. A dispetto di questi difetti la scaletta contiene grandi squilli, come Here’s the Knife, Krucifier, No Mercy for Victory (tutte e tre già sentite nel demo) e Stigmata. Per tutti questi motivi, Toxiferous Cyanide si rivela un buonissimo album, sopra alla media attuale del proprio genere: i fan del thrash/death d’annata dovrebbero prenderlo seriamente in considerazione!
La recensione completa:
Ho già avuto a che fare, in passato, coi filippini Mass Hypnosia. Avevo apprezzato molto il loro promo No Mercy for Victory, recensito a inizio 2016 e finito secondo nella classifica di fine anno di Heavy Metal Heaven. E così, quando mi è capitata l’opportunità di recensire il loro nuovo lavoro, Toxiferous Cyanide, non ci ho pensato due volte ad accettare. Secondo full-lenght della loro carriera – il primo, Attempt to Assassinate, risale al 2010 – è uscito lo scorso dodici dicembre sotto la tedesca Ragnarök Records. Il genere che i Mass Hypnosia affrontano in esso è lo stesso connubio ignorante di thrash e death già sentito in No Mercy for Victory - i cui quattro pezzi sono peraltro presenti qui in una nuova veste. È uno stile volutamente retrò, che si rifà principalmente a Sepultura, Sarcofago e Possessed, ma anche al thrash più classico degli anni ottanta. Eppure, Toxiferous Cyanide non suona troppo trito: merito della grande energia dei Mass Hypnosia e del loro buon talento nel creare qualcosa che sia almeno un po’ personale. Insomma, rispetto al demo precedente non è cambiato molto, a parte un suono lievemente migliore, più nitido, ma ancora un po’ piatto e sporco, il che limita la resa dei filippini, anche se non di troppo. Il vero difetto di Toxiferous Cyanide è invece un pelo di omogeneità, con alcune impostazioni che a tratti si ripetono, specie a livello di ritmo. È in particolare il problema dei pezzi nuovi: quelli di No Mercy for Victory continuano a essere eccelsi, ma gli altri sono un po’ ondivaghi, si dividono tra alcuni ottimi e altri che lo sono un po’ meno. In fondo però non è un gran problema: come leggerete tra poco, abbiamo lo steso un album ampiamente sopra alla media.
Here’s the Knife comincia sempre con la progressione di riff che già avevo lodato nella versione del demo piena di incastri vincenti e di riff splendidi. È una cavalcata di grandissimo impatto, travolgente, che va avanti per tra bordate thrash classico e passaggi più estremi, quasi tre minuti di puro godimento strumentale. Tuttavia, il piacere non cala quando il pezzo svolta su una norma più frenetica,accompagnata dall’ingresso in scena dallo scream rauco e acido di Karl Rosales. Abbiamo lo stesso una norma efficace, grazie alla semplice alternanza tra strofe tempestose e convulse e ritornelli aggressivi e d’impatto, entrambi supportati da un riffage vorticoso di grande forza. Si cambia strada solo per il passaggio centrale, in principio più tranquillo ma minaccioso e potente, per poi partire in una fuga potente, su cui Rosales sfodera un assolo slayeriano. È un altro passaggio ben riuscito di una canzone favolosa, che apre Toxiferous Cyanide col botto! In principio, la successiva Terror Panic sembra pendere più sul lato thrash dei Mass Hypnosia, col suo riffage molto tradizionale. Presto però i giochi si fanno più cupi e rabbiosi: inizia da qui una falsariga ossessiva e martellante, che fugge con potenza e si mantiene su alte velocità a lungo. Qua e là spuntano alcuni stacchi che fanno fiatare un pochino il pezzo, ma di norma sono brevi. Solo al centro c’è spazio per un passaggio thrashy un po’ più trattenuto, in cui si mette in mostra il batterista James Esguerra. È però solo un momento, presto la frenesia riprende il sopravvento. Per il resto, abbiamo una piccola scheggia impazzita, forse non tra i migliori del disco ma decisamente godibile. Dopo un breve intro più cadenzato, Bullet Face si rivela anche più esasperata della media dell’album. La velocità è altissima, e il riffage è a lungo orientato verso il death metal classico, per esempio nei ritornelli, possenti e rabbiosi. Il gruppo però non punta su questo tipo di aggressione in maniera monotematica: per esempio le strofe sono diverse, veloci come il resto ma più classiche, con il loro riffage dagli accenni addirittura speed e NWOBHM, grazie anche al basso di Emman Tadena, bene in mostra. Si cambia direzione invece nella seconda metà, che dopo un passaggio cadenzato con strane dissonanze comincia un’avanzata persino più scatenata che in precedenza, un vero e proprio assalto sonoro. È una progressione imperiosa, che dura fin quasi al cadenzato finale, in cui si mescolano le varie suggestioni già sentite fin’ora; si tratta della ciliegina sulla torta di un pezzo buonissimo, non troppo lontano dal meglio dell’album.
Krucifier comincia quasi subito con un’alternanza vertiginosa tra momenti davvero frenetici e altri di poco più tranquilli, in uno scambio repentino e a tratti quasi stordente. La smania del gruppo si calma in maniera lieve solo con la progressione centrale, con influenze dal thrash più tradizionale, grazie a lead e riff che riecheggiano dei primi Metallica. Si cambia ancora strada per il finale, lento e pestato, con bordate di chitarra e un Rosales davvero malvagio alla voce a generare un’atmosfera davvero minacciosa. In ogni caso, le tre frazioni si incastrano a meraviglia, e il fatto che rispetto alla versione del demo questa sia più dinamica dà al tutto una marcia in più. Il risultato è di caratura altissima: se quello già sentito in passato era il punto più basso di No Mercy for Victory, in questa nuova forma è uno dei picchi di Toxiferous Cyanide! Dopo un intro di puro impatto, anche Stigmata si avvia in maniera scatenata e velocissima, con le solite staffilate thrash/death a cui i Mass Hypnosia ci hanno già abituato fin’ora. Stavolta però i filippini evolvono di più la loro musica: pian piano la melodia penetra tra le trame, finché il pezzo stesso non rallenta. Ne vien fuori una lunga progressione di tempo medio-alto, che preferisce un mood preoccupato e oscuro ma anche vagamente evocativo rispetto alla potenza, che pure non manca mai. È una norma arcigna che va avanti a lungo senza grandi accelerazioni, ma riesce lo stesso a impattare bene, grazie anche all’abilità del trio nel creare riff semplici ma sempre efficaci. È proprio per questo che abbiamo un pezzo ottimo, il migliore di quelli nuovi – e a un pelo dal meglio della scaletta. Dopo un intro lontano ed echeggiato, No Mercy for Victory prende vita lenta e cupa. È questa la linea su cui si muove quasi tutto il pezzo: le strofe sono molto rallentate, con un retrogusto doom ben più che vago e un senso desolato dato dalle molte dissonanze della chitarra. Lo stesso vale per i ritornelli, che diventano più densi e lugubri grazie a ritmiche più taglienti. C’è spazio qua e là anche per cavalcate un po’ più animate, che arricchiscono lo spettro sonoro del pezzo, ma in generale è la lentezza che domina: solo lo stacco centrale accelera con convinzione, giusto per breve tempo peraltro. Non è certo un problema: l’atmosfera che si crea è davvero opprimente, asfissiante, e colpisce con gran potenza. È il segreto di una traccia che spiccava nell’EP e fa lo stesso anche qui, come il picco di Toxiferous Cyanide con Here’s the Knife e Krucifier.
Evil Awakes prosegue sul sentiero tracciato dalla precedente, ma solo per l’intro rallentato, che presto lascia il posto al deflagrare di un nuovo ritorno di fiamma. Tuttavia, i Mass Hypnosia stavolta non spingono sull’acceleratore a testa bassa: è più un senso nervoso e feroce a dominare il pezzo. Lo si sente bene nel riffage, circolare ma meno basso e possente del solito, assorbendo in sé venature black metal. Ne risulta un brano tempestoso, cupo e molto avvolgente: si genera una tensione particolare, che si scioglie pian piano solo quando il pezzo rallenta e comincia a mutare. Presto infatti la musica assume una nuova identità, più costante e diretta, inizialmente abbastanza sottotraccia per poi farsi sempre più rutilante, fino all’intermezzo solistico, molto classico ma con un gran impatto. È probabilmente il momento migliore di un pezzo che pur essendo il meno bello tra i quattro provenienti dall’EP è comunque di livello molto alto. Dopo un inizio davvero convulso, la seguente Toxiferous Cyanide fugge come il solito pezzo dei filippini, potente ed estremo, anche se per ora sa un po’ di già sentito a tratti. È una norma che va avanti a lungo, intervallata da alcuni stacchi lievemente più tranquilli, in cui però Rosales urla tantissimo. In più, stavolta la struttura è tortuosa, con un mucchio di passaggi incolonnati e incastri repentini, che a volte però creano confusione. In più, non tutto funziona bene: soprattutto i passaggi più veloci risultano non solo un banali, ma non sempre graffiano al punto giusto. Va meglio invece per quelli più lenti ma d’impatto: un buon esempio è il riff finale, abbastanza efficace. In generale, se il livello di molti passaggi è più che discreto, nel complesso abbiamo un brano parecchio sotto alla media, addirittura il punto più basso dell’album a cui dà il nome. A questo punto, siamo ormai agli sgoccioli: in Toxiferous Cyanide c’è spazio solo per Unbound – Outro, una conclusione atipica, specie per quanto riguarda un disco thrash/death – lo avrei visto meglio in un album doom o black. Si tratta di un lungo brano ambient in cui la chitarra pulita si intreccia e si sovrappone a un tappeto docile di effetti sonori distanti ed echeggiati, solo vagamente sinistro. Sembra quasi che tutto il brano debba muoversi su questa direzione quando lentamente, come da un abisso, spunta una distorsione potente: è il preludio al finale, che si fa rumoroso, un breve frammento drone che occupa la scena giusto qualche attimo, prima di spegnersi nel vuoto. Si tratta di un finale abbastanza spiazzante, ma che in fondo non dà fastidio, anzi: è più che adatto se non altro per riposare le orecchie dopo una devastazione del genere.
Concludendo, anche a dispetto di qualche difetto Toxiferous Cyanide resta un album di buonissima qualità, genuino e ispirato, oltre che ammirevole per quanto riguarda l’energia. Se quindi siete fan del thrash/death metal classico e volete qualcosa che suoni d’annata, ma in maniera né nostalgica né trita, i Mass Hypnosia sono un nome a cui prestare attenzione. Dategli una chance, vedrete che i filippini sapranno ripagarvi con la giusta dose di distruzione!
Voto: 82/100
Mattia
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